Poi un bel giorno scopri che l'orgasmo ti annoia

Adoro i piaceri semplici: sono l'ultimo rifugio del complicato.
(Oscar Wilde)

Dopo aver avuto praticamente tutti i problemi sessuali, mi trovai a passare un periodo d'oro. Sapevo dov'era la clitoride e questo mi dava molta tranquillità perché riuscivo a soddisfare la donna che amavo. In particolare adoravo succhiare il suo fiore e questo alle ragazze piace moltissimo (non sapevo ancora niente di preciso sul punto G ma me la cavavo lo stesso).
Così, bene o male, mi ero tranquillizzato e alla fine riuscivo ad avere le mie brave erezioni e ogni tanto duravo anche quindici minuti, un tempo rispettabile. E mi piaceva pure perché mi rilassavo e stavo lì a godermi le sensazioni. Però c'era ancora qualche cosa che mi sfuggiva. Avevo la sensazione di non riuscire mai ad averla fino in fondo, a sentirla completamente mia. Era come se lei tenesse sempre una parte di sé lontana, nascosta, chiusa. Come se lei non si aprisse fino in fondo. Non mi si desse. Cercavo di averla di più. Provavo posizioni nuove, sperimentavo rapporti sessuali più azzardati.
Avevo sviluppato una predilezione per quando lei mi succhiava e desideravo di prenderla per la via proibita... Lei era un po' ritrosa ma alla fine mi accontentava. ma non ero mai soddisfatto fino in fondo.
Iniziai a fantasticare di legarla in posizioni strane, farlo in posti pericolosi. Un giorno lei mi disse: «Fai l'amore in modo competitivo».

Io mi incazzai, lei era sempre più polemica verso di me. Alla fine non realizzai nessuna delle mie fantasie strane, il nostro rapporto esplose e io mi trovai solo, disperato e in preda a una eccitazione selvaggia che non riuscivo a sedare in nessun modo.
Passai un paio d'anni in questo stato, poi trovai un libro della mitica Leslie Leonelli che si intitola "Coccole e Carezze". L'avevo già scorso frettolosamente alcuni anni prima ma mi annoiavano tutti questi discorsi delle donne sul fatto che noi uomini abbiamo bisogno di coccole ma non ci lasciamo coccolare. Quella volta invece mi soffermai sulle ultime pagine, si parlava di "orgasmo di monte" e "orgasmo di valle", di vette di piacere e di piacere profondo.
La Leonelli dice che alle donne capita a volte di sperimentare un tipo di orgasmo rilassato e cercano di spiegarlo dicendo: «Non sono venuta ma mi è piaciuto moltissimo lo stesso.»
Noi ovviamente non ci crediamo , pensiamo che lo dicano solo per non ferirci ma che in realtà bramino un uomo più virile di noi.
Ero incuriosito ma diffidente, avevo fatto esperimenti di amore tantrico e provato le tecniche taoiste delle mille penetrazioni. Un modo divertente di fare ginnastica ma un sistema noiosissimo di far l'amore. Stavo lì a pensare ai movimenti giunsi che dovevo fare e mi perdevo ogni divertimento.

 

L'orgasmo di valle fu qualcosa di straordinario

Decisi di provare questo "amore di valle" ed ebbi la fortuna di trovare una donna straordinaria che aveva il mio stesso desiderio di arrivare a un rapporto diverso, più intenso e con la quale trovai un'intimità tranquilla e una grande complicità.
Avevo 39 anni, avevo già scritto un fiume di parole sull'amore e il sesso dolce e mi trovai a cambiare radicalmente tutto il mio modo di stare con una donna. Dopo il primo esperimento mi buttai a capofitto in quest'avventura eccitatissima.
La scoperta di un intero modo di sensazioni del quale non avevo mai neppure sospettato l'esistenza. Evidentemente avevo letto quelle pagine in un momento particolare della mia vita... quelle parole avevano trovato in me un terreno pronto a recepirle... e forse non fu un caso se mi ritrovai tra le mani quel libro in quel momento...

La vita è una strana magia e le cose che ci fanno cambiare arrivano solo quando siamo pronti a cambiare.
In fin dei conti, comunque, dovetti ammettere che quando quella donna che amavo tanto mi aveva detto: «Fai l'amore in modo competitivo» non aveva tutti i torti, anche se io non riuscivo minimamente a capire che cosa volesse comunicarmi con quelle parole. Fino a quando il mio far l'amore aveva lo scopo di conquistarla è chiaro che c'era dentro la competizione con tutti i suoi potenziali manti e tutti i miei limiti. Dovevo vincerla, dovevo vincermi. Era una gara.

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